I lavoratori esposti al rischio sforzo vocale prolungato sono principalmente:
- Insegnanti;
- Addetti al call center;
- Guide turistiche;
- Lavoratori dello spettacolo (attori, cantanti, conduttori televisivi e radiofonici…);
- Addetti alla vendita;
- Altri (avvocati; sacerdoti; traduttori…).
I casi riconosciuti di malattia professionale legata allo sforzo vocale prolungato, riguardano per circa tre quarti dei casi lavoratrici di sesso femminile.
La principale causa di sforzo vocale è costituita dalla scarsa intelligibilità del parlato, dovuta a:
- rumore di fondo;
- distanza di chi ascolta la voce;
- riverbero della voce negli spazi chiusi.
Il danno alla salute derivante dagli sforzi vocali prolungati, non è attualmente regolamentato da nessuna normativa specifica, ma rientra tra le patologie riconoscibili dall’INAIL quale malattia professionale (Lista II – Gruppo 2 del D.M. 11 dicembre 2009).
LE DISFONIE
La produzione vocale è un fenomeno complesso prodotto dalla vibrazione di due strutture muscolari poste nel collo, dette corde vocali, messe in vibrazione dall’aria espirata dai polmoni. La voce è poi modulata timbricamente dalle risonanze delle due cavità che compongono il canale vocale: la faringe e la bocca.
Le disfonie sono alterazioni qualitative o quantitative della voce parlata che consegue ad una modificazione strutturale e/o funzionale di uno o più organi coinvolti nella sua produzione. Queste possono essere così classificate:
- Disfonie organiche: causate da una patologia organica che può essere di natura congenita, malformativa, flogistica, neoplastica o neurologica.
- Disfonie funzionali: causate da un cattivo funzionamento di uno o più organi coinvolti nella produzione vocale.
- Disfonie miste: nascono come disfonie funzionali ma successivamente si manifestano con un danno organico che spesso si manifesta con la formazione di noduli delle corde vocali.
Le disfonie si manifestano con i seguenti sintomi:
- bruciore o dolore localizzato alla gola dopo aver parlato a lungo;
- saltuaria mancanza di voce (afonia);
- abbassamento del tono di voce abituale;
- sensazione di sforzo e affaticamento per continuare a parlare;
- sensazione di un corpo estraneo in gola;
- necessità di “raschiarsi” o schiarirsi spesso la gola.
QUANDO PREOCCUPARSI
- Nel caso in cui la nostra voce si modifica molto e soprattutto se il problema persiste oltre i 15 giorni.
- In tutti quei casi in cui la disfonia si ripresenta sempre dopo un aumento del carico vocale e soprattutto se il tempo necessario per il recupero e la necessità di riposo vocale tendono ad aumentare.
- Quando gli episodi annuali di abbassamento di voce cominciano a susseguirsi senza sosta.
In questi casi è necessario parlarne con proprio medico curante che potrà eventualmente prescrivere una visita otorinolaringoiatrica.
COSA FARE PER PREVENIRE LE DISFONIE
LE 3 REGOLE D’ORO DELL’IGIENE VOCALE
- Parlare lentamente
- Tenere un volume della voce moderato
- Fare pause di respirazione frequenti e quindi frasi brevi
CONSIGLI UTILI
Evitare il fumo di tabacco. Il fumo irrita le mucose delle corde vocali, originando così processi infiammatori che sono alla base degli episodi di abbassamento della voce.
Evitare gli sbalzi termici. Fare attenzione sia agli ambienti evitando di passare bruscamente da un ambiente caldo ad uno freddo o viceversa e alle bevande eccessivamente calde o fredde.
Saper riconoscere e trattare il reflusso gastro esofageo, spesso legato ad una scorretta alimentazione.
Evitare di parlare a lungo con una intensità di voce elevata evitando di farlo in ambienti rumorosi o troppo grandi o con acustica difettosa. Ad esempio un insegnante dovrebbe abituare i bambini, sia nei momenti di gioco libero all’aperto, sia durante l’attività didattica, a riconoscere il battito delle mani o il suono di un tamburello come richiamo o segnale di fine pausa.
Parlare a distanza ravvicinata assicurandosi di vedere e di essere visto da tutti gli ascoltatori, di modo che la lettura labiale possa essere di ausilio alla comunicazione. Abituarsi a parlare a distanza ravvicinata riduce lo stress vocale e diminuisce le distanze comunicative in tutti i sensi.
Evitare di parlare durante o subito dopo lo sforzo fisico. Sforzo fisico ed uso della voce sono incompatibili, quindi vanno coltivati separatamente. Un insegnante di educazione fisica, ad esempio, deve distinguere le spiegazioni dalle dimostrazioni.
Evitare le prolungate emissioni sussurrate o bisbigliate, portatrici di contratture fonatorie laringee ed extra laringee. La voce sussurrata non è meno faticosa della voce gridata: se si è costretti ad utilizzarla bisogna limitarne l’uso ed ogni tanto rilassare spalle e collo che, inevitabilmente, sono costretti a contrarsi per dare una mano alla gola.
Evitare i raschiamenti di gola e i colpi di tosse. Per quanto siano comportamenti che provochino un sollievo momentaneo, raschiare e tossire quando la voce è sporca o velata danneggia le corde vocali.
Respirare a bocca chiusa quindi curare ed eliminare tutti i disturbi delle cavità nasali.
Non pressare la voce all’inizio della frase e fare attenzione a non rimanere senza fiato alla fine.
Curare il grado di umidità e di temperatura degli ambienti.
Evitare di indossare pantaloni troppo stretti, cinture troppo alte a livello delle costole fluttuanti, che impediscono il buon funzionamento degli organi respiratori.
Moderare l’assunzione di caffeina. Troppi caffè tendono a ridurre l’idratazione delle corde vocali.
COME AIUTARE LA NOSTRA VOCE
Prevedere dei momenti di riposo vocale. La buona regola è alternare momenti di riposo vocale a prestazioni più impegnative.
Bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno. Preferibilmente fuori dai pasti, per reidratare la mucosa che ricopre faringe e laringe e così evitare l’insorgenza di processi infiammatori a carico delle corde vocali.
Umidificare l’ambiente in cui si vive. Aprite spesso le finestre e spruzzate dell’acqua con un vaporizzatore. Attenzione all’uso prolungato del condizionatore perché secca l’ambiente e favorisce gli sbalzi termici.
Consumare caramelle emollienti (miele, camomilla, propoli). Oltre all’effetto lenitivo dell’irritazione in atto, reidratano la mucosa rendendola più elastica e più resistente agli attacchi esterni. No alle caramelle balsamiche perché rinfrescano e danno una sensazione di sollievo che però presto si tramuta in secchezza della mucosa faringea.
Bere infusi di sostanze emollienti.
Bibliografia: Inserto di ISL – Igiene e Sicurezza del Lavoro n. 1/2014